Verona: la formazione in movimento

Giovedì 28 ottobre si è tenuto un primo incontro fra un gruppo di studenti medi, universitari e docenti delle scuole superiori.
Dopo aver riassunto le motivazioni che ci hanno portato ad incontrarci, abbiamo riflettuto sul nostro ruolo come diretti interessati nel processo di smantellamento della scuola pubblica.
Dall’incontro è emersa la necessità e la possibilità di dar vita ad una nuova rete di studenti che partendo dall’ ateneo scaligero possano collegarsi alle altre realtà interessate.
È necessario progettare un percorso comune che possa dare una spinta energica al cambiamento in questa città, non solo nei riguardi della scuola ma cercando di aumentare la partecipazione, di far comprendere che siamo tutti coinvolti e legittimati a riprenderci il nostro futuro.
La crisi non riguarda solo la scuola ma sta colpendo diritti, salari, politiche sociali e saccheggiando sistematicamente i beni comuni, dal lavoro al sapere alle risorse ambientali.
Mercoledì prossimo, 3 novembre, alle 15 e 40 circa, aula Zorzi A di Scienze della Formazione, ci riuniremo di nuovo, con nuovi spunti su cui ragionare ma soprattutto con la voglia di farci sentire da chi non si degna di ascoltarci.
Siete tutti invitati ed autorizzati ad allargare l’invito.
Il contributo di ognuno è fondamentale.
“Se non ora, quando? Se non noi, chi?”

Uniti contro la crisi per riprenderci il futuro

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Verona. Giovedì 28 ottobre Assemblea Studenti-docenti

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Università di Verona. Un nuovo inizio???… si, ma insieme ai ricercatori!

Nell’ultimo decennio si è assistito ad un accentuato deterioramento delle condizioni delle università italiane, ormai prossime al collasso finanziario ed organizzativo.
Le cause di tale declino sono molteplici e vanno ricercate da un lato nella gestione locale delle risorse da parte dei singoli Atenei, non sempre e non dappertutto oculata, dall’altro nel quadro nazionale di forte incertezza, creato dalle continue modifiche della legislazione in materia universitaria e dalla progressiva riduzione delle risorse statali, con una conseguente ed estesa riduzione e precarizzazione del personale. Continua a leggere

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Verona. Manifestazione studentesca: abbiamo tutt* tirato le uova!

Questa mattina, come in tutte le città d’Italia, dalla stazione di Porta Nuova è partito un corteo di centinaia di studenti medi delle scuole di Verona e provincia che hanno manifestato il loro dissenso nei confronti della riforma Gelmini-Tremonti che smantella la situazione già difficile della scuola pubblica. Classi sovraffollate, tagli ai laboratori negli istituti tecnici, mancanza di fondi non solo per le uscite didattiche, ma anche per le minime attrezzature, carenza delle strutture scolastiche, istituzione di classi ghetto per gli studenti immigrati e con problematiche linguistiche, irrigidimento dei criteri di certificazione delle diversabilità per ottenere l’attività di sostegno, istituzione di “corsi” di avviamento alla carriera militare, e territorialmente, a verona, una situazione aggravata da un piano trasporti che penalizza ulteriormente il trasporto studentesco dalla provincia, curato da un’azienda il cui presidente è stato recentemente indagato nell’inchiesta sui rimborsi spese da lui chiesti e ottenuti in Atv, ecc.

Dopo circa un quarto d’ora dalla partenza del corteo, costantemente circondato dalle forze del disordine, si è giunti all’altezza di una banca, una delle tante, simbolo dei mandatari della crisi, che è stata sanzionata con lancio di uova simpaticamente colorate, contro il grigiore che loro invece elargiscono con generosità.

Il lancio delle uova è stato fatto da studenti e studentesse e non da infiltrati come sostiene certa stampa capace solo di riportare posizioni di poliziotti vari.

Il quantitativo di polizia a difendere il simulacro della crisi mondiale, la vetrina della banca, era tale che uno schizzo di vernice ha colpito un agente. Resta da capire perchè a Verona la digos si ostina a camminare di fianco ai cortei, creando inutile tensione.

Tra i fumi delle torce, i poliziotti hanno immediatamente fermato alcuni studenti, qualcuno solo impegnato a spiegare il perchè dell’azione. Qualcun altro portato via solo perchè era lì. Qualcuno perchè partecipava appassionatamente ai cori spontanei. Alcuni di loro minorenni.

In sei sono stati portati in questura, e al momento solo due sono stati rilasciati.

Giunti in piazza Viviani, solo al termine del percorso concordato, gli studenti hanno potuto spiegare l’accaduto, dopo che la Rete degli Studenti per tutto il tempo del corteo non ha concesso il microfono per denunciare il fermo dei sei manifestanti.

In video due testimonianze al comizio conclusivo.

Collettivo studentesco di Verona

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Verona, venerdì 8 ottobre: corteo studentesco No Gelmini. Ri-formati? no grazie

Anche quest’anno vogliamo ribadire il nostro NO allo smantellamento della scuola pubblica ad opera di Gelmini-Tremonti.
Quest’anno ancora più legittimati degli anni scorsi, cominciando a vedere gli effetti di questi tagli indiscriminati al settore pubblico forse più importante: classi sovraffollate, edifici che crollano, riduzione drastica dell’offerta formativa, niente più gite, e si potrebbe andare avani per ore. Scuole sul lastrico, ma per aggiungere “l’educazione militare” nelle scuole e per pagare le “missioni di pace” i soldi ci sono sempre. Tagliate i militari!
E quest’anno si aggiungono pure i problemi di trasporti, con prezzi sempre più alti e servizi sempre più scadenti.
È ora di unirci tutti, senza bandiere e senza colori, per ripetere ancora una volta il nostro NO all’essere sempre l’ultima ruota del carro, il futuro siamo noi e pretendiamo di avere voce in capitolo nella sua creazione! Ancora una volta uniti a urlarlo, NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO!

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Da Verona a Padova: uniti contro la Gelmini

Oggi a Padova è stata proprio una bella giornata di sole.
Una giornata di sole che inizia bene per la presenza numerosa di studenti che arrivano per ribadire il loro no alla riforma Gelmini, per far sentira ancora una volta che non ci stanno a doversi accollare i costi della crisi.

C’è, come al solito, chi cerca di impedire che queste voci si possano sentire: la polizia prima ostruisce il passaggio del corteo, poi carica ragazzi e ragazze violentemente.

Ma il sole resta: gli studenti e le studentesse non si fanno impaurire. Resistono alle cariche e costringono finalemte gli sbirri a retrocedere.

Bella giornata anche perché ha visto insieme student* e ricercatori, dottorandi e precari della scuola e dell’università. Bella giornata perché ha fatto intravvedere che uniti contro la crisi (la Gelmini) si può.

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Ri-formati. Buon anno scolastico a tutt*

Non è il solito anno scolastico che inizia. (Sempre che ci sia stato un SOLITO anno scolastico). No, questo non è proprio il “solito”.
Inquietudine. Insofferenza che non trova sbocchi. (Per ora).
C’è la crisi (o meglio, ci sono le crisi) che non permette a nessuno, tanto meno a noi, di star tranquilli. Crisi climatica, ambientale, economica, finanziaria. Tutto è in crisi. Come dobbiamo sentirci, secondo voi? Mi guardo un video di Tremonti come antidepressivo? “La cvisi, compagni cittadini, è supevata. Questva finanziavia ha povtato nelle casse (mie) dello stato civca 100 milioni di uevo che sommati a queglialtvi che vi ho sottvatto dalle tasche…”. Fico, sto già meglio.

A scuola, poi. Ne abbiamo fatte di proteste negli anni scorso. Do you rememebr The wave (no il film!)?
Niente. La maledetta Gelmini è andata avanti.
Oggi chi si è iscritto in prima si trova a fare i conti con la sua maledetta Riforma. Ma non solo loro. Tutt* noi.
Anno storico, lo chiama lei.

Storico, per alcuni, lo è di certo.
Non abbiamo trovato in classe e nei nostri istituti tutt* i profe. C’avete fatto caso? Qualcun* non ha più avuto il posto. Non importa se bravo (o meno). Rompicoglioni (o meno). Quest’anno è l’anno dei ripensamenti. Nel senso che qualcun* (molti) sono costretti a ripensare il proprio lavoro. Capisco che riesce facile a noi. Ci avete abituati fin da piccoli che precario is biùtiful. Ci mandate ogni anno a quella vetrina della precarietà e della volgarità (militare) che è il job. Ma uno che è 20’anni che insegna?

E le classi? Intasate fino all’inverosimile. Ora vabè, nel casino io ovvio che approfitto. Sei tu l’adulto consapevole, serio. Ma ci rendiamo conto anche noi che apprendere in questo contesto è davvero un po’ complicato. Altro che “personalizzazione”. Per non parlare delle misure di sicurezza: se succede qualcosa? tipo, non so, un incendio. Son cazzi, ai voglia di seguire le perfette procedure di evacuazione. Qui ci evacuano orizzontali. Tocca ferro (senza superstizione).

La sensazione che si ha è di sfacelo. SFACELO. Sì, proprio così.

Ti muovi nei corridoi, nella tua aula. Fai le cose normali, tipo vai al cesso o alla macchinetta. Ascolti una lezione, mandi un sms :-).
E l’impressione che hai è che sia il fondo.

Corsi di recupero? Non ci sono fondi.
Acquisto di nuovi computer? Niet, come sopra.
Riduzione delle ore curricolari. Laboratori inesistenti. Trasporti più cari (della serie: c’è la crisi? paghi di più!).

Bello avere ‘sti ministri della (minchia) certezza. (E quest’hoopsizione, che sta facendo le sue feste ed è costretta a chiamare la polizia per ospitare in pace Brunetta. No scusate, Bonanni).

Certezza di uscire dalla scuola ignoranti (o con i saperi che ci facciamo da soli, forse è il caso di passare all’autoformazione).
Certezza di passare da un lavoretto all’altro, sottopagati e sottoricatto (almeno fino a quando non decideremo di riprenderci ciò che ci spetta).
Certezza di non poter programmare un beato angelico (ma decidiamoci, programmiamo tipo almeno una messa al bando per la Banda B. in ogni città, poi per Roma c’è tempo).

Insomma. C’è un bel caos, ma la situazione diventerà eccellente solo quando lo decideremo noi. Buon anno scolastico a tutte e tutti…

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Gli atenei veneti tagliano i corsi. Sostituiti i ricercatori che protestano

Venezia – Protesta dei ricercatori contro il ddl Gelmini e no alla didattica. L’anno accademico per le università del Veneto inizia con molti interrogativi aperti e una sola certezza: la riduzione dell’offerta didattica. I numeri del no alle lezioni, a poco meno di due settimane dall’inizio, cominciano infatti ad essere importanti: hanno aderito il 72,4% dei ricercatori di Verona (145 in tutto), il 60,4% di quelli di Venezia (149) e il 43,7% di quelli di Padova (917). Tra aule piene fino a scoppiare, corsi opzionali che non partiranno e crediti a scelta che finiranno in un punto di domanda, lo scenario per l’anno accademico in arrivo preoccupa ormai non poco studenti e famiglie. Ma la risposta dei rettori veneti è unanime: «Bisogna far di tutto per non danneggiare gli studenti». A Padova, Venezia e Verona si cerca di limitare i danni. I ricercatori rinunceranno alla didattica, ma le cattedre non rimarranno vuote. Dove mancherà un ricercatore si farà un contratto a termine per sostituirlo con un professionista esterno. Almeno per i corsi essenziali.

Le lezioni insomma dovranno continuare, magari spostate al secondo semestre oppure rinviate. «Quello dei ricercatori non è uno sciopero, sostituendoli non lediamo un loro diritto – dice Carlo Carraro, rettore di Ca’ Foscari – cercheremo però una mediazione, sposteremo tutti i corsi possibili al secondo semestre, ma il nostro compito è comunque quello di garantire la didattica. Quando non sarà possibile faremo delle sostituzioni». E così nel Veneziano si comincerà con 3 mesi, a volte anche 6, di slittamento. «Ma sarà difficile trovare professionisti di questo livello – dice però Paolo Cescon, preside della Facoltà di Scienze – la professionalità dei ricercatori è molto alta. Quanto ai pagamenti, dubito che l’esiguo incentivo economico dato ai ricercatori basterà per pagare un intero corso da parte di un professionista esterno».

Stessa politica delle «sostituzioni» anche dall’Università degli studi di Padova, dove però le decisioni saranno demandate ad ogni facoltà e non seguiranno un indirizzo omogeneo. A Lettere, per esempio, il preside Michele Cortellazzo, ha deciso di affidare ad «esterni» solo i corsi fondamentali – 33 su un totale di circa 120 – e di cancellare quindi la quasi totalità degli altri insegnamenti. «Si tratta di una dolorosa maniera per segnalare all’opinione pubblica lo stato di degrado in cui la classe politica sta gettando l’università pubblica», ha scritto il preside in una lettera consegnata agli studenti, che ieri hanno affrontato il test di entrata alla Facoltà. Ad Ingegneria, invece, il preside Pierfrancesco Brunello ne coprirà 200 su 350. Intanto il rettore Giuseppe Zaccaria ha invitato gli attori della protesta ad un gesto di responsabilità, che permetta di non danneggiare eccessivamente gli studenti.

Giorni contati e dead line silenziosa, invece, per i ricercatori veronesi, perché se da parte dell’Università di Verona non è stato annunciato alcun provvedimento nei loro confronti (quattro su otto le facoltà in subbuglio: Lettere, Lingue Scienze matematiche e Scienze della formazione) sono però comparsi su internet i bandi per le lezioni che lo scorso anno erano loro affidate. Se risponderanno entro il 20 o il 21 settembre avranno la precedenza, altrimenti i corsi verranno affidati a supplenti esterni. «Punto a coprire almeno il 70% dei corsi sospesi – spiega il preside della facoltà di scienze, Roberto Giacobazzi – e in cattedra potrebbe arrivare anche qualche ricercatore della Glaxo». Più regolare invece l’avvio a Lettere: la facoltà ha spostato quasi tutti i corsi tenuti dai ricercatori al secondo semestre. E intanto la scorsa settimana il rettore Alessandro Mazzucco ha firmato una lettera aperta ai ricercatori chiedendo loro di non bloccare la didattica e mettendo sul piatto un investimento di un milione di euro per gli avanzamenti di carriera.

Fonte: corrieredelveneto.corriere.it

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Incontri di Autoformazione: Crisi economica e Università

Sabato 30 Gennaio 2010 – Ore 15.00
Metropoliscafè – via Nicola Mazza 63A – Verona (zona università)

Incontri di Autoformazione: Crisi economica e Università

Non è che la crisi non la conosciamo, anzi. L’abbiamo vista ricadere su
di noi con tagli, licenziamenti e progetti di privatizzazione. Come
l’hanno conosciuta fin troppo i lavoratori, i precari, i migranti, a
cui questa crisi è stata fatta pagare.
Ma vogliamo andare più a fondo, vogliamo cercare di capire i processi
economici che hanno prodotto la crisi e il progetto politico che sta
dietro alle ultime riforme scolastiche e universitarie. Vogliamo
informarci su quello di cui a scuola non ci parlano.

Interverranno:
Sandro Chignola – docente di Filosofia Politica all’università di Padova
Sebastian Kohlschen – studente di Scienze Politiche, attivista dell’Onda

Coordinamento Studenti Medi – Verona

Scarica e diffondi il volantino
autoformazione#

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Non ci fermate: il corteo studentesco vietato attraversa Verona

Nella giornata di mobilitazione nazionale anche a
Verona gli studenti scendono in piazza contro il D.D.L Gelmini e il D.D.L
Aprea.
Nonostante il divieto di manifestare giunto a meno
di 24 ore dal corteo da parte del Comitato Provinciale per l’Ordine e la
Sicurezza, su indicazione del sindaco Tosi, con il pretesto di preservare i commerci dei banchetti di
S.Lucia e della presunta adesione allo sciopero dei vigili, questa mattina gli
studenti si sono ugualmente dati appuntamento al concentramento previsto in
stazione Porta Nuova.

Circa 1000 persone hanno sfidato il divieto e con
determinazione hanno rivendicato il loro diritto a manifestare.
Dopo un blocco degli autobus, con momenti di
tensione con le forze dell’ordine, un lungo corteo, selvaggio e non
autorizzato, ha attraversato la città, occupato i marciapiedi, rallentato il
traffico, nonostante le minacce e l’atteggiamento aggressivo e provocatorio dei
dirigenti della questura e dei celerini, schierati in gran numero e in costante
assetto antisommossa.
Senza cadere in alcuna provocazione gli studenti hanno
raggiunto comunque, aggirando i blocchi delle forze dell’ordine, quella che
avevano deciso essere la loro meta, l’università.
Giunti al polo Zanotto, hanno improvvisato lezioni
con i professori scesi in piazza e momenti assembleari che si sono protratti
fino a tarda mattinata.
A Verona come a Roma, l’onda non si ferma!

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