Università di Verona. Un nuovo inizio???… si, ma insieme ai ricercatori!

Nell’ultimo decennio si è assistito ad un accentuato deterioramento delle condizioni delle università italiane, ormai prossime al collasso finanziario ed organizzativo.
Le cause di tale declino sono molteplici e vanno ricercate da un lato nella gestione locale delle risorse da parte dei singoli Atenei, non sempre e non dappertutto oculata, dall’altro nel quadro nazionale di forte incertezza, creato dalle continue modifiche della legislazione in materia universitaria e dalla progressiva riduzione delle risorse statali, con una conseguente ed estesa riduzione e precarizzazione del personale.
Questo aspetto di particolare criticità è stato anche sottolineato da una Commissione permanente del Senato della Repubblica, che ha dichiarato che con le prospettive economiche attuali le università nel 2011 non saranno più in grado di funzionare.
In questo scenario il Governo considera l’Università, in blocco, inadeguata a contribuire attivamente al processo di riforma, progettato quindi senza nessuna consultazione (tratto da www.rete29aprile.it). Allo stesso modo le amministrazioni dei diversi Atenei si sono rapportati con i diretti interessati: escludendoli completamente da qualsiasi decisione.
In questo clima di protesta e confusione finalmente, anche l’ateneo scaligero ha deciso di prendere posizione. A far sentire la propria voce sono stati ancora una volta i ricercatori. Ieri 13 ottobre, nell’aula magna della nostra Università, si è tenuta un’ assemblea dove i ricercatori hanno spiegato agli studenti le motivazioni della loro mobilitazione. Il posticipo delle lezioni è stato causato da una mal gestione da parte degli organi amministrativi che fin da aprile erano a conoscenza della protesta, ma hanno preferito far finta di nulla nella speranza che i toni si smorzassero. Non si può parlare di sciopero in quanto per legge questa figura è tenuta a fare 1500 ore di ricerca annue, ma non a fare didattica, nonostante nel concreto assicuri il 30/40% del funzionamento dei corsi universitari nei nostri atenei.
Se i ricercatori criticano il ddl, sottolineano anche a quali disagi andremo incontro noi studenti. In questo clima di disinformazione sono gli unici che tentano di difendere la qualità della nostra formazione, che invece la Gelmini sta abbattendo, sostituendo ad essa criteri meritocratici di pura speculazione economica e clientelare. La privatizzazione dell’università pubblica già in fase d’attuazione, porterà ad una ricerca non più libera ed indipendente ma soggiogata alle regole del mercato industriale che la finanzierà; proprio noi studenti di Scienze della formazione dovremmo essere consci dell’importanza del rapporto ricerca-didattica e di come questa riforma trasformerà le nostre facoltà in imprese per pochi. Il decreto 1905 intensifica il precariato sociale e lavorativo: con il taglio dei fondi ha già bloccato l’inizio di alcune lauree specialistiche ed ha trasformato le borse di studio in “prestiti d’onore”.
La solidarietà degli studenti si sta concretizzando in alcune università italiane: sono state occupate diverse facoltà dove si applicano, anche in autogestione, modalità didattiche alternative. Riteniamo doveroso che anche gli studenti di Verona prendano posizione supportando i ricercatori. Noi ci dissociamo pertanto dal comunicato dei rappresentanti di Student Office e confidiamo nella coscienza critica di ognuno.

Verona, 14 Ottobre 2010
Alcune rappresentanti indipendenti di Scienze della fomazione

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